#FILO SELVATICO

I temi degli eventi divulgativi di filosofia forestale per adulti

Ogni evento, come suggerito dal nome scelto, segue un #filoselvatico, ovvero un filo verde con un tema che ispira le riflessioni e gli interventi.
Qui di seguito la descrizione delle possibili opzioni.

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Alchimia

“L’arte della pietra filosofale”, ma anche l’insieme di circostanze o fattori che inspiegabilmente e per accostamenti insoliti portano a un risultato originale.
L’alchimia, pratica che incrocia la medicina e la chimica così come la tradizione francescana, ci parla della trasformazione da vile a nobile non solo dei materiali, ma anche dello spirito, che coltivando la perfezione si eleva in ricerca e matura, combinando gli elementi nel tempo.
Tra arte ed etica, tra esplorazione della natura e mistica questo percorso esplora attraverso i sensi il delicato e fragile ecosistema di cui facciamo parte e da cui dipendono la nostra sopravvivenza fisica, spirituale ed emotiva.

Un incontro tra filosofia, natura e mistero, ispirandosi ai 4 elementi.

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Radici

Dal latino pro-tegĕre, il verbo proteggere è una combinazione di semplici azioni primordiali: un coprire che ripara, una tensione che fa vibrare l’istinto primario del “difendere nascondendo”.
Se pensiamo a ciò che resta nel profondo del cuore c’è sempre qualcosa di segreto, di custodito nel silenzio. È quello che accade anche nella natura: alleanze invisibili tengono in equilibrio l’ecosistema e spesso sfuggono alla vista, ma sono fondamentali per garantirne la sopravvivenza.
Vale dunque la pena prendersene cura?
È proprio bussando a quel mondo sotterraneo, nascosto dentro e intorno a noi, che possiamo avvicinare, sfiorare o intuire la mite sacralità laica delle radici.

Un incontro per condividere in punta di piedi esplorazioni e domande, le cui risposte rimangono spesso inaccessibili.

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Resilienza

Quanta rilevanza diamo alle cose belle, riuscite bene, che ci gratificano e ci portano soddisfazione? Quanto invece sorvoliamo rapidi sulle cose che non funzionano o che sbagliamo, trascurando l’importanza della loro rielaborazione e quindi, inevitabilmente, pregiudicandoci spesso anche la possibilità di superarle?
Quanto questo approccio ci rende complici di una società della perfezione?
E se la natura potesse aiutarci a imitarne la resilienza, mostrandoci un sereno abbandono dei progetti non riusciti, che però ci parla proprio di evoluzione – quella che progredisce per tentativi e per errori? Sapremmo abituarci all’idea che, se pur possiamo sbagliare, non siamo noi stessi degli sbagli?

Un incontro all’insegna dei tentativi e dei risultati, che non sono sempre quelli che vorremmo, ma che sempre valgono la pena.

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Mandala

La ripetizione genera astrazione.
Anche se non sempre consapevoli, è quello che spesso cerchiamo quando passeggiamo, nuotiamo, corriamo, coloriamo un disegno, ci perdiamo ad accarezzare un cane, facciamo un lavoro a maglia, peliamo patate: disconnetterci, per riconnetterci.
Dai canti religiosi alle preghiere, dalla cucina ai mandala, dallo sport all’arte, ripetere un gesto o un motivo noto permette alla nostra mente di staccare la spina e rilassarsi, concentrarsi, ritrovarsi.

Un incontro in modalità macro, puntando la lente sulle piccole cose, sulle trame, sulle geometrie dell’essere e del sentire.

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Amore

Il modo migliore per ritrovarsi è perdersi nel servizio agli altri. Così diceva Mahatma Gandhi.
Concentrati sui nostri bisogni e sulle nostre priorità, impegnati a stare a galla in un modo che ci travolge per i suoi ritmi, le sue aspettative e le sue pretese, ci dimentichiamo di ritrovare il nostro centro. Non una sfida che si risolve in un unicum, ma un modo di stare al modo che ogni giorno ci chiama a ritrovarci e a ri-centrarci, nella consapevolezza delle fragilità che tessono la rete su cui stiamo in equilibro, una rete fatta sempre e comunque di relazioni.

Un incontro per stare insieme esplorando alleanze, semplicemente provando a prenderci cura gli uni degli altri.

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Buio

“Nessuna mappa dell’inquinamento luminoso emoziona come essere avvolti dalla notte”, scrive Irene Borgna nel suo libro Cieli neri. In Messico, è nato un movimento che nelle notti scure si riunisce per raccontarsi ciò che nella vita è andato storto, riconoscerlo e superarlo. E Immanuel Kant ha concluso la sua Critica della Ragion Pratica con la frase: “Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale dentro di me”.
Bastano pochi, casuali spunti per renderci conto che l’oscurità indossa, nella geografia e nella storia dell’umanità, un vestito da protagonista: è luogo dove brulica vita, quella invisibile ai nostri occhi, quella percepita e aumentata dalla fantasia e dalle leggende, quella fuorilegge e clandestina, quella indaffarata dei pensieri lucidi e furiosi. E per noi, è tenera la notte?

Un appuntamento al buio per innamorarsi.
Di se stessi, dell’oscurità, delle paure e del mistero.

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Parole

Kotodama (言霊 lett. “spirito della parola”) si riferisce alla credenza giapponese secondo la quale poteri mistici risiedono nelle parole e nei nomi. In italiano, alcune traduzioni possibili potrebbero essere “anima del linguaggio”, “spirito del linguaggio”, “potere del linguaggio”, “parola potente”, “parola magica” o “suono sacro”.
Qualunque sia l’espressione che più risuona in noi, il concetto di kotodama presuppone in ogni caso una magica influenza dei suoni sugli oggetti e le creature e riconosce la potenzialità di incidere non solo sull’ambiente circostante, ma anche su corpo, mente e anima.
Anche noi sappiamo bene quanto il linguaggio influisca sulle nostre visioni del mondo, sul nostro modo di percepirci e di percepire gli altri: e ogni tanto dobbiamo fermarci a ripensare le parole, prima che diventino voce. Perché a volte sono proprio le parole a generare pensieri, e i pensieri generano azioni.

Un appuntamento con le parole.
Per impararne di nuove, recuperarne di antiche, ampliare le narrazioni possibili di noi stessi e del mondo.

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Sensi

L’uomo è inserito nell’Universo come un geroglifico. È disegno dalle forme significanti, ma di quel disegno è anche artefice, traccia percorsi e labirinti in cui spesso egli stesso si smarrisce. Per abitare il mondo si affida dunque ai sensi, ovvero tatto, vista, udito, olfatto, gusto. Ma questi sono solo quelli più noti: molti altri lo aiutano a orientarsi sul Pianeta di cui è ospite. Imparando ad aprirsi a essi con lo sguardo rivolto alle piante, creature più longeve e abili nell’arte di abitare la Terra, l’Uomo può moltiplicare le possibilità di conoscere e conoscersi. Per non ritrovarsi prigioniero del suo stesso geroglifico. E capire, proprio attraverso i sensi, il senso – e il sano limite – della sua presenza sul Pianeta.

Un appuntamento sensoriale, o sensuale, per esplorare il mondo che ci circonda in molti più sensi del previsto, ampliando i canali di connessione.

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Acqua

Al centro delle domande più profonde che riguardano l’Uomo e il suo rapporto con la Terra fin dai primi pensatori e filosofi. Trasversale a tutte le culture in tutto il mondo, ricca di simbologia e di memoria minerale, sonora, organica. Scrigno di tesori, potenza che culla o distrugge. Ispirazione per trasformazioni e abbandoni, correnti da seguire o da risalire. Elemento con la maggioranza sul Pianeta, fragile e forte, che consuma di sale e onde, purifica e lava, ma anche erode.
Una meditazione itinerante sulle forme dell’acqua, per dissetare lo spirito.

Preziosa come le forme che assume.
Spaventosa come la sua potenza.
In trasformazione, come noi.

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Storie

Ci sembrano ormai perse. O meglio, ci sembra che solo alcuni possano ancora accedervi. Per esempio i bambini, perché loro sì che possono ancora sognare. O i matti, i mentitori, i perditempo, che le storie le possono raccontare come meglio credono, perché tanto nessuno ci crede. Eppure le storie ci appartengono più di quanto possiamo immaginare: narrano del nostro passato, fanno memoria della saggezza dei territori e delle comunità, aprono ai segreti del bosco e del cielo, della vita. Ci svelano qualcosa di noi, di chi siamo e dove siamo arrivati, o partiti.
Questo è l’unico appuntamento stanziale di filosofia forestale: perché è dedicato a chi ha nostalgia di viaggiare con la fantasia, a chi non ha più occasione o tempo di sedersi comodamente su un tronco o su una sedia per interrogarsi e ascoltare, ma avrebbe ancora voglia di chiudere gli occhi e farsi accompagnare dalle voci e dalle suggestioni che solo le storie ci possono regalare.

Un appuntamento dedicato ai racconti.
Storie di natura, di comunità, storie che arrivano da vicino e da lontano.
Storie, quelle da chiudere gli occhi e accoccolarsi ad ascoltare.