Scomode, e necessarie

Le persone che hanno un alto grado di sensibilità soffrono di più. Amano in maniera più intensa, sognano con prospettive più ampie e sperimentano orizzonti e connessioni in modo più profondo. Essere persone ipersensibili significa essere vivi in ogni senso che questa parola porta con sé, con tutto il suo peso e tutta la sua libertà. L’ipersensibilità è forza e fragilità. È luce in cui annegare e luce con cui illuminare.

Stare vicino a una persona ipersensibile non significa proteggerla al punto di soffocarla. Non significa fare qualunque cosa pur di ripararne il cuore e salvaguardarne la precaria stabilità quando si contrae per la pena o il desiderio di rafforzare difese inesistenti .
Le persone ipersensibili vengono scosse dagli e-venti, anche i più piccoli, anche i più deboli. E non c’è modo di evitarglielo.
Stare al fianco di una persona ipersensibile vuol dire tenere a bada l’istinto di preservarla da quelle folate, che arrivano comunque, sbattono a terra o accarezzano, ma arrivano.
Stare al fianco di una persona ipersensibile vuol dire accogliere la sua paura di essere rifiutata, la sua solitudine, la sua delicatezza. Vuol dire sedersi al suo fianco e regalare quell’abbraccio in più che tira via il freddo meglio di strati e strati di lana.

B candela Grecia

Una persona ipersensibile è attraversata da ondate dirompenti, quando mangia, quando si veste, quando ascolta, quando si emoziona, quando annusa, osserva, tocca. Sopporta con difficoltà i profumi troppo intensi, i rumori troppo forti, le luci troppo alte, cose che la maggior parte delle persone nemmeno percepisce e che per gli ipersensibili sono invasioni di campo del sottile contorno che li disegna.
Una persona ipersensibile non regge il campo minato di brutte notizie che la quotidianità impone, mediaticamente o con il passaparola: ha bisogno di nutrirsi in modo sano e costante, di riallinearsi, di salvarsi dal dolore del mondo che entra nel sangue e va in circolo come fosse suo.
Ha bisogno di trovare riparo dai sentimenti degli altri che respira come suoi, portando l’empatia incontro al rischio dei suoi baratri.

Una persona ipersensibile è accordata alla Terra anche se spesso si sente scordata, come se venisse da un diverso pianeta, in visita in un luogo che non capisce, nel quale fa fatica ad ambientarsi. Gli ipersensibili sono persone altamente riflessive, in costante osservazione e analisi, inclini ai dubbi e alla paralisi emotiva.
Si sentono spesso a disagio in mezzo alla folla, invisibili e fuori luogo, e in queste condizioni sperimentano una stanchezza profonda, fisica e psichica.

Tutto questo rende la vita degli ipersensibili molto dura.

Come se contro di loro fossero puntati infiniti grilletti che fanno scattare spettri di emozioni moltiplicate rispetto alla media, chirurgiche, quotidiane.

B candela loto

Eppure la loro sensibilità rende la vita maestosa se riescono a restare in sintonia con le melodie a cui riescono ad avere accesso. Amano la natura in forme per molti inimmaginate, esplorano con coraggio territori per nulla ovvi, ascoltano il corpo e accettano, comunicano con gli animali in modi sorprendenti. Sanno perdersi nella gioia indescrivibile di un contatto. Conoscono le ubriacature di felicità minuscole. Sanno la magia della vita quando detona nelle piccolissime cose.

Sono creativi, sanno fluire con il corso delle cose anche quando le cose vanno fuori corso ed esondano dai letti scavati contro. Sono semi di cambiamento nei gruppi che frequentano, nelle famiglie, nelle vite, nel mondo. Hanno intuizioni profonde e aprono porte con la dolcezza di chi sa custodirne gli spazi.

Ecco. Allora queste righe sono per tutte le persone ipersensibili. Quelle di cui il mondo ha bisogno, quelle che attraverso occhi commossi vedono arcobaleni interdetti ai più. Quelle logorate dalla passione, che si sentono inadatte alla ferocia del mondo. Quelle che ogni giorno scovano il coraggio di essere se stesse a piccoli passi, oltre i mai abbastanza che le circondano.

Fate cose spaventose, come per esempio lasciarvi vedere.
E fate brillare quella luce, non come un faro, ma come una candela.

SUPPORTA
ECO SELVATICA

ECO SELVATICA è un progetto di divulgazione filosofica in natura attraverso articoli, laboratori e riflessioni su letteratura, società, ambiente, cibo, animali, consapevolezza e conoscenza di sé.
Produrre contenuti curati e promuovere attività laboratoriali non è a costo zero.
Hai voglia di contribuire?
Se pensi di poter dare un piccolo contributo … puoi farlo qui.
Grazie! 

2 commenti

  1. IPERSENSIBILITA’ o “MALE DI VIVERE”?
    Si deve concludere che una “sensibilità” spinta al limite estremo porti a quello che autorevoli Poeti hanno definito come “il male di vivere”?
    Non esiste dunque un punto intermedio che ci salvi da una sofferenza senza speranza?
    Oppure dovremmo abbracciare quella “divina indifferenza” proposta dalla filosofia stoica?
    Quali mezzi potremmo escogitare per essere capaci di vivere l’esistenza in maniera “semplice” godendo dei piaceri “genuini” e superando i dispiaceri, che la vita ci dovesse procurare, nella convinzione che questi altro non siano che “steps” sulla strada (purtroppo breve, non ce lo dimentichiamo!) della nostra vita, non già incidenti “cosmici” che solo noi si sia chiamati (da chi?) a risolvere. Credo che l’unica via di salvezza dal dolore “universale” che molte persone “ipersensibili” sentono profondamente nel loro intimo, sia forse il ritorno (o l’approdo) ad una visione della vita incentrata sulle piccole cose del nostro quotidiano, senza la pretesa (o la presunzione) di spiegarci razionalmente (e quindi di risolvere) quanto ci appaia più grande di noi, e delle nostre forze.

    • Grazie del commento e degli spunti di riflessione…
      Molte persone ipersensibili vivono la ricchezza – e anche la fatica – di percepire in maniera più estesa e questo spesso le rende capaci – o condannate – a cogliere aspetti singolari o collettivi, ma proprio perché così profondi universali anche quando sembrano particolari. Senza che ci sia dietro una volontà precisa, ma proprio per la loro natura. C’è un libro interessante su questo tema che spiega anche da un punto di vista neurologico alcuni di questi meccanismi, si intitola: Il potere nascosto degli ipersensibili, di Christel Petitcollin. Ma in quest’occasione mi viene da citare un commento di Gian Marco Manzo: “La sensibilità è dei deboli, dici? La sensibilità è delle persone più forti che conosca. Provaci tu a sentire tutto, e a non crollare ogni santo giorno”.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *